Massaggio manuale e linfodrenaggio e loro azione sulla matrice extracellulare (MEC)

Introduzione.

Il massaggio, soprattutto quando viene praticato in modalità leggera, svolge un ruolo di estrema importanza sull’intera omeostasi dell’individuo: al di là dell’azione sulle strutture muscolari, infatti, il massaggio agisce sulla circolazione, favorendone il deflusso, contribuendo alla diffusione e al riassorbimento di sostanze in sospensione e, quindi, al metabolismo ormonale, con conseguente produzione di endorfine (oppioidi endogeni), serotonina e dopamina, sostanze che inducono sensazione di benessere e stimolano il corretto funzionamento delle nostre funzioni vitali.

Sotto questo aspetto, una particolare considerazione deve essere data al linfodrenaggio o drenaggio linfatico manuale, vale a dire al massaggio finalizzato al drenaggio della linfa, un liquido sostanzialmente incolore, pressoché limpido, prodotto dai tessuti connettivi e raccolto dai vasi linfatici, in modo ciclico, in misura di circa 7-10 litri al dì. La circolazione linfatica è a bassa pressione e inizia dal liquido presente nello spazio che si trova tra cellula e cellula in ogni nostro tessuto.

Le nostre cellule corporee, infatti, salvo alcune piccole eccezioni. non sono poste a diretto contatto l’una con l’altra, bensì stanno sospese in un ambiente idrato e ricco di molecole (proteine, peptidi, amminoacidi, nucleotidi, steroidi, derivati degli acidi grassi, gas in soluzione, ecc.). Tutta questa struttura tridimensionale, presente in ogni dove nel nostro corpo, infiltrata tra le cellule fino al rivestimento profondo degli organi, prende il nome di matrice extracellulare (MEC) e svolge funzioni di primaria importanza per la vita stessa.

Le funzioni della MEC sono di regolazione omeostasica tra cellula e cellula e tra le cellule e i tessuti e gli organi e di mediazione di messaggi biochimici, tanto che l’informazione, anche localizzata, si propaga in modo ubiquitario come su un’autostrada, raggiungendo ogni distretto corporeo.

All’opposto, alterazioni funzionali della MEC portano a conseguenti malfunzionamenti di tessuti ed organi, fino ad arrivare alla genesi di svariate patologie croniche e degenerative, come ad esempio alcune forme di alterazione disbiotico-fermentativa intestinale, di scompenso cardio-circolatorio, di patologia renale da lesioni croniche tubulo-interstiziali, di ipofertilità o sterilità maschile, alcune forme di patologia dell’apparato respiratorio (come l’asma) e numerosi fenomeni degenerativi legati al processo d’invecchiamento (osteoartrite, discopatie, distacco di retina, glaucoma, ecc.).

Il massaggio manuale leggero, quindi, può essere considerato un ottimo strumento di prevenzione e il linfodrenaggio (o drenaggio linfatico manuale) non deve essere visto semplicemente come un trattamento degli inestetismi da cellulite, ma deve essere pensato come un concreto contributo al trattamento di ogni forma di patologia che poggi su disfunzioni della MEC, siano esse di tipo locale che sistemico.

In quest’ottica di complessità, di seguito andremo a spiegare nel modo più conciso possibile l’importanza della MEC nei fenomeni vitali.

 

MEC sorgente di vita.[1]

Tutti i fenomeni e i meccanismi che regolano la nostra vita poggiano le loro basi sostanzialmente sulla MEC. Sono proprio le molecole in essa presenti,[2] infatti, che regolano l’interazione omeostatica tra cellule e ambiente svolgendo, al contempo, la funzione di mediatori di messaggi.

In aggiunta, la citomembrana presenta un altissimo numero di aree specializzate (fino a 100.000 per ogni singola cellula), che sono a loro volta provviste di recettori in grado di adattarsi e di modificare la propria capacità di risposta: grazie a questo, le suddette aree possono avviare meccanismi specifici del tipo a cascata controllata, vale a dire che in base al tipo di cellula in cui avvengono, un identico segnale può innescare risposte diverse per tipologia e tempi di reazione. Ne risulta che la cellula è in grado di filtrare le informazioni (siano esse interne, sia derivanti dalla MEC) e di elaborarle per produrre le adeguate reazioni nelle modalità e nei tempi a essa necessari: le trascrizioni geniche, per esempio, avvengono in minuti od ore, mentre i processi per attivazione enzimatica diretta avvengono addirittura nell’arco dei secondi.

Proteine strutturali nella MEC:

Le proteine strutturali più diffuse nella MEC sono i collageni, 16 diversi tipi di glicoproteine fibroblastiche (anche epiteliali) che formano il substrato fondamentale dei tessuti connettivi propriamente detti (cartilagine, osso, fasce, tendini, legamenti): hanno il compito di resistere a forze compressive e di tensione, adattandosi al carico meccanico a cui devono far fronte. Inoltre, grazie alla capacità di legare acqua e scambiare ioni, svolgono mansioni di biosensori e bioconduttori: sottoposte a forze meccaniche che inducono deformazioni strutturali, sollecitano i legami intermolecolari, producendo un leggero flusso elettrico a senso unico (semiconduttori), per cui le cariche positive si dispongono sulla parte convessa della superficie cellulare, le cariche negative si dispongono su quella concava (effetto piezoelettrico).

L’energia così generata verrebbe rapidamente neutralizzata dagli ioni circolanti, se altre strutture (proteoglicani e glucosaminoglicani, anch’essi con funzioni di semiconduttori) non replicassero il segnale che, così, acquista una velocità di propagazione uguale a quella delle fibre nervose veloci, riverberando i segnali bioelettrici, sia afferenti (dalla MEC alle cellule), sia efferenti (dalle cellule alla MEC), in tempo reale, in modo ubiquitario, tridimensionalmente in tutto il corpo.

All’interno della MEC, inoltre, sono presenti fibre formate da elastina (proteina idrofobica non glicosata), disposte in modo tale da permettere, allo stiramento della struttura, il suo successivo ritorno allo stato di base: l’interposizione a intervalli regolari di fibre collagene lunghe anelastiche limita l’eccessiva deformazione per trazione dell’insieme strutturale, prevenendone i possibili danni.

Proteine specializzate nella MEC:

Un vasto numero di proteine, con funzioni di amplificatori di contatto, propagano a distanza le informazioni biochimiche ed energetiche, svolgendo anche funzioni di meccanocettori (trasduzione dei segnali, linee cellulari come le cellule infiammatorie, etc.): fra queste la fibronectina,[3] che è in grado di influenzare la crescita e la migrazione cellulare e l’adesione fra le cellule stesse e tra cellule e MEC.

Glucosaminoglicani[4] e Proteoglicani[5] nella MEC:

GAG e PG vanno a creare nel connettivo una sostanza fondamentale similgel altamente idratata, che permette alla MEC di resistere a forze compressive rilevanti, consentendo al contempo la rapida diffusione e lo scambio tra sangue e tessuti di sostanze nutritive, metaboliti e ormoni. Inoltre, GAG e PG sono in grado di agire, da soli o in varia associazione, in qualità di recettori per le molecole di adesione e di catalizzatori di processi biochimici sulle molecole circolanti, sui fattori di crescita, su citochine ed enzimi coagulativi.

I GAG sono costituiti sostanzialmente da catene polisaccaridiche formate da unità disaccaridiche che si ripetono più volte, di cui una è un aminozucchero (quasi sempre solfato)[6] e l’altra è di solito l’acido glucuronico o il suo isomero L-iduronico. Per la loro struttura complessa, tendono ad assumere conformazioni particolarmente estese, che occupano molto più volume in rapporto a una massa relativamente ridotta, formando, anche a bassa concentrazione, quantità ragguardevoli di gel.

L’elevata presenza di cariche negative al loro interno, attrae numerosi cationi: tra questi un ruolo predominante è ricoperto dal Na+, che conferisce all’insieme capacità osmotiche (intrappolamento di acqua all’interno della MEC). In tal modo si generano rigonfiamenti (turgori), che consentono alla MEC di opporsi a forze compressive importanti (grazie a ciò, per esempio, la cartilagine dell’anca può, in condizioni fisiologiche, resistere perfettamente a una pressione di diverse centinaia di atmosfere).

I GAG rappresentano meno del 10-12% del peso globale del tessuto connettivo: essi, però, proprio grazie alle loro particolari caratteristiche, riempiono gli spazi extracellulari formando dei pori di gel idratato di varie dimensioni e densità di cariche elettriche, che fungono da punti chiave selettivi (server), attraverso i quali il traffico di molecole e cellule all’interno della MEC viene regolato sulla base delle dimensioni, del peso e della carica elettrica.

L’acido ialuronico[7] rappresenta il più semplice dei GAG: dati sperimentali e biologico-molecolari confermano che gioca un ruolo fondamentale nelle ossa e nelle articolazioni, fornendo loro la capacità di resistere a pressioni elevate; inoltre, durante lo sviluppo embrionale ricopre l’importantissimo compito di riempimento degli spazi, così da creare aree fra le cellule, in cui le stesse in tempi successivi potranno poi migrare.[8]

Il network extracellulare:

Oltre a fornire supporto strutturale all’impalcatura cellulare, proteine, GAG e PG svolgono anche un’importante funzione di regolazione delle attività tissutali e organiche: la MEC, infatti, è la sede dove iniziano, si svolgono e terminano processi vitali, che possono coinvolgere sia l’ambiente endocellulare,[9] sia organi e apparati. Lo possiamo considerare un network biochimico particolarmente complesso, in grado di generare, modulare, variare e propagare a distanza milioni e milioni di informazioni.

Ogni cellula del corpo è in continua interazione meccanica, chimica ed energetica con la MEC, di conseguenza anche con tutte le cellule, i tessuti, gli organi e le funzioni a essa correlati: gli effetti si proietteranno sull’architettura statica, dinamica, biochimica e funzionale. I fibroblasti, per esempio, producono collagene, che viene rielaborato continuamente per essere compattato e, infine, adattato alle forme e alle quantità necessarie alla specifica sede o funzione organica per cui è stato creato.

Per evidenziarlo è stato fatto un esperimento: disposti due piccoli frammenti isolati di tessuto embrionale, distanti fra loro, nella medesima coltura di gel di collagene, è stata osservata la formazione di fibre di neo-collagene perfettamente allineate, che a poco a poco finiscono per mettere in connessione i due monconi; successivamente i fibroblasti migrano al di fuori dei frammenti, lungo le neo-fibre di collagene, controllandone la deposizione e venendo a loro volta monitorati. Per queste capacità rigenerative, la MEC costituisce un continuum funzionale perenne, in grado di autoregolarsi, per far fronte in condizioni fisiologiche alle costanti variazioni imposte dalle diverse funzioni vitali tissutali.[10]

Tutti i tessuti, infatti, sono funzionalmente collegati e integrati in sistemi NON chiusi, bensì aperti, fra i quali si attivano continui scambi, sia locali, sia sistemici, che utilizzano varie tipologie di energia (messaggi biochimici, biofisici, elettromagnetici). La composizione ionica della MEC costituisce quel substrato fondamentale, che non solo permette gli scambi e la vita, ma agisce anche sull’espressività genica di ogni cellula, quindi sulle sue capacità di tramandarsi nel tempo.[11]

Di conseguenza, la cellula e la MEC rappresentano due mondi soltanto in apparenza separati, ma che per tutta la durata della vita interagiranno in modo coordinato e sinergico, attraverso una ricchezza di segnali, a cui fa seguito un’altrettanta incredibile ricchezza di attività biologico-molecolari.[12]

Rimodellamento della MEC:[13]

Sulla base delle richieste funzionali provenienti sia dall’interno della MEC (attraverso l’azione delle metalloproteasi)[14], sia dalle cellule (attraverso l’azione delle numerose frazioni proteiche di adesione), la MEC stessa va in contro a perenni e costanti rimodellamenti morfo-funzionali: tutte le funzioni cellulari si esprimono in virtù di tale capacità di rimodellamento e i processi patologici possono essere considerati come risultato primario o secondario della riduzione di detta capacità.

Esempi di rimodellamento della MEC sono la riparazione degli strati dermo-ipodermici[15] e la neoangiogenesi,[16] che viene studiata a scopo terapeutico per ripristinare la corretta irrorazione in tessuti ischemici[17] o per inibirne il processo.[18]

Relazioni tra MEC e patologie:

L’attività delle MMP, che è finemente regolata durante il rimodellamento fisiologico dei tessuti, si riduce o si perde, invece, durante le situazioni patologiche, quali per esempio la crescita tumorale: in questo caso i tessuti circostanti l’area d’attivazione delle MMP si organizzano creando una barriera di inibitori.[19]

Anche lo stress ossidativo può modificare la bilancia proteasi-antiproteasi, agendo attraverso i radicali liberi[20] prodotti dagli insulti ambientali e metabolici: i radicali liberi, infatti, sono in grado di determinare svariati danni ubiquitari, in quanto non neutralizzati dai normali sistemi di difesa (scavengers).

In presenza di radicali liberi, quindi, avremo: danneggiamento del DNA (spesso per mancata riparazione da parte della DNA-polimerasi e/o per apoptosi);[21] necrosi cellulare; lipoperossidazione lipidica; disgregazione della matrice e perdita funzionale dei recettori (integrine); danno mitocondriale e di altri organuli cellulari, blocco della catena respiratoria e della produzione energetica; morte cellulare, con sostituzione da parte del collagene (fibrosi).[22]

Se lo vogliamo leggere in altro modo: stress ossidativo à attivazione MMP à blocco TIMP (inibitori delle MMP) à danno matriciale globale.

La MEC è una specie di grande mare interno, ricco, complesso, sensibile ai fenomeni di base, come per esempio le tossicosi intestinali, le alterate fasi di depurazione epatico-renale, le acidificazioni e le alterazioni vascolari o dei sistemi di ossidoriduzione: quasi tutte le malattie croniche e degenerative iniziano nella MEC; molte malattie genetiche sono il risultato finale di mutazioni primitive di numerose molecole della MEC.[23]

Spesso patologie croniche e degenerative sono caratterizzate da una tendenza sistemica all’acidosi e all’aumento dei radicali liberi;[24] altre volte, invece, acidosi e/o stress ossidativo sono fenomeni tissutali localizzati: mentre nei grandi vasi le alterazioni ossidative e di Ph vengono facilmente tamponate, nei tessuti e nei capillari l’acido viene spinto immediatamente fuori dalla cellula, attraverso specifiche pompe, andando così ad alterare i delicati scambi di gas e sostanze nutritive locali.[25]

Anche nelle aree amieliniche neuronali (dove l’assone è in diretto contatto con la MEC),[26] il Ph extracellulare gioca un ruolo importante: in condizioni di normalità, neurotrasmettitori come l’acetilcolina, riversati nello spazio intersinaptico, si legano ai canali voltaggio-dipendenti sensibili a Na+ o K+; la conseguente e immediata idrolisi dell’acetilcolina in colina e acetato,[27] libera lo spazio intersinaptico ripristinando le condizioni di base.[28]

Vi è anche una connessione strutturale e funzionale tra adipociti, fibroblasti e canali pre-collettori linfatici, tramite la quale, in caso di riduzione del flusso micro-circolatorio, viene a essere inibita la lipolisi, con conseguente attivazione di fenomeni di lipogenesi.

Fisiologicamente, durante la lipolisi adipocita e fibroblasta si contraggono, diminuendo di volume: si crea così spazio al passaggio dell’acqua di derivazione metabolica, che costituisce la linfa di drenaggio cellulare e tissutale (assieme a macromolecole proteiche, grassi etc.).

In caso di lipogenesi o di alterazione metabolica tissutale, invece, i fibroblasti e le relative fibrille si decontraggono, rallentando la linfocinetica: al lipoedema (con iperpressione tissutale per aumento di acqua legata) si assocerà allora il linfedema (con iperpressione interstiziale e vasale di proteine e acqua libera, vale a dire di linfa a pressioni osmotiche maggiori).[29]

è quindi possibile ipotizzare un sistema linfoadiposo cellulare della MEC come chiave di lettura eziologica di tutte le alterazioni edematose.[30]

Contribuiscono a questi fenomeni l’eccesso di zuccheri provenienti dalla dieta,[31] lo stile di vita, l’habitat, l’assunzione di estrogeni con gli alimenti[32] e i farmaci.[33]

Gli ormoni estrogeni esogeni non si legano alle proteine epatiche e non sono riconosciuti dai meccanismi di feed-back ipofisario, di conseguenza, nonostante l’apporto esterno con terapia estroprogestinica, continuano a essere prodotti estrogeni endogeni, che sono trasportati in forma libera dal sistema vascolare, per essere distribuiti nel tessuto adiposo periferico, dove innescano lipogenesi e ritenzione idrica nella MEC, con conseguenti lipoedemi superficiali in caratteristiche zone corporee.[34]

A tutto questo si possono aggiungere le alterazioni disbiotico-fermentative intestinali (in particolare a livello del colon, per esempio per cattiva alimentazione), con produzione di tossine, che attraverso il sistema vascolare si fissano nella MEC a livello ipodermico. Andranno a provocare alterazioni metaboliche, a causa della loro azione acidificante e di ossidazione cellulare, con successivo rallentamento degli scambi metabolici, ritenzione idrica interstiziale, aumento di ioni intracellulari e di macromolecole, incremento del carico da drenare per via linfatica.[35]

A livello cardiaco la MEC gioca un ruolo importante nella genesi di alcune forme di scompenso cardio-circolatorio (Interstitial Hearth Disease),[36] in cui i miociti sarebbero innocent bystanders degli eventi emodinamici; in realtà gli IDH sono dovuti ad anomalie strutturali dell’interstizio cardiaco, che rappresenta il 40% circa del miocardio.[37]

A livello renale la MEC (in modo particolare il collagene) è responsabile di alcune patologie caratterizzate da lesioni croniche tubulo-interstiziali, con declino dell’attività secretoria renale: il meccanismo eziopatologico è legato alla deposizione di MEC e alla trasformazione di fibroblasti in miofibroblasti.

A livello testicolare l’ipofertilità o sterilità maschile, con o senza la produzione di sperma (in assenza di evidenti scompensi endocrino-metabolici), può essere causata dalla notevole riduzione del diametro dei tubuli seminiferi e dall’ispessimento della parete tubulare, legati ad aumento del relativo tessuto connettivale prodotto dalla MEC, tutti fattori che viaggiano proporzionalmente al deterioramento della funzione testicolare (incremento di laminina, vimentina e collagene IV).[38]

Molte patologie legate al processo di invecchiamento (osteoartrite, discopatie, distacco di retina, glaucoma, etc.) sono in stretto rapporto con alterazioni morfo-funzionali dei cosiddetti collageni cartilaginei minori (III, IX, XI).[39]

Nel fegato alcune patologie (infezioni, disturbi della circolazione epatica, necrosi, etc.) sono legate a processi di fibrosi (morte cellulare con sostituzione da parte del collagene), innescati on demand dalle cellule epatiche stesse (in particolare gli epatociti deputati all’immagazzinamento dei grassi, le cellule di Kupfer e gli endoteliociti).

Perfino nelle patologie dell’apparato respiratorio le ricerche sempre più si orientano sulla MEC. Nell’asma, per esempio, sono state riscontrate modifiche strutturali di varie componenti della MEC, fra cui il collagene e le glicoproteine.[40]

Per concludere.

La MEC è la sorgente delle reazioni vitali, il luogo dove prima di ogni altro avvengono gli scambi tra materia ed energia; soggiace, pertanto, anche a leggi fisiche di tipo elettromagnetico, per conservare il suo stato naturale di sol, permettendo la circolazione di quell’energia che rappresenta il motore principale di tutti gli scambi cellulari e tissutali di base.

Ogni molecola ed elettrone dell’organismo presenta una rotazione e una vibrazione fisiologica tipica propria, che viene alterata in stati patologici, in modo particolare in quelli cronici e degenerativi. Le alterazioni fisico-energetiche, associandosi a quelle biochimiche, innescano patologie croniche e degenerative tramite lo squilibrio funzionale delle MMP.

Da qui nasce l’attuale necessità d’integrazione delle terapie: chimico-fisiche (nutrizionali-farmacologiche), che agiscano dall’interno e meccanico-energetiche (linfodrenaggio, terapie manuali, t. del movimento, t. strumentali), che agiscano dall’esterno.[41]

 

Daniele Ugolini

[1] Tratto da Dalla matrice extracellulare alla postura, G. Chetta.

[2] Proteine, peptidi, amminoacidi, nucleotidi, steroidi, derivati dagli acidi grassi, gas in soluzione e altre molecole.

[3] La fibronectina è un dimero glicoproteico, composto da due subunità unite da ponti disulfidrici.

[4] GAG: Ialuronani; Condroitinsolfati e Dermatansolfati; Eparansolfati; Keratansolfati.

[5] PG.

[6] N-acetilglucosamina o N-acetilgalattosamina.

[7] Ialuronano o ialuronato.

[8] F.G. Albergati, 2004.

[9] In questo caso la cellula stessa può essere il bersaglio intermedio o finale.

[10] F.G. Albergati, 2004.

[11] P.A. Bacci, 2004.

[12] F.G. Albergati, 2004.

[13] T. Shishido et al, 2003.

[14] MMP: denominate un tempo collagenasi o gelatinasi, sono implicate in numerosi processi fisiologici e patologici (angiogenesi, embriogenesi, risposte infiammatorie, arterosclerosi, patologie artroreumatiche). Sono una famiglia di endopeptidasi (contenenti zinco e calcio) che hanno la capacità potenziale di degradare tutte le proteine e i componenti proteoglicani della MEC. Hanno sequenze analoghe al collagene interstiziale e sono stoccate in modalità inattiva (inibiti dal Tissue Inhibitors of MetalloProteases, TIMP) sul versante esterno della membrana cellulare, pronte a essere attivate al bisogno.

[15] La riparazione degli strati dermo-ipodermici si esplica in sequenza attraverso fasi successive fra loro direttamente interconnesse: degradazione della matrice; migrazione di specifiche cellule in sede; sintesi di una matrice provvisoria composta da fibronectina, fibrine e grandi quantità di collagene tipo III; rimodellamento della matrice provvisoria, fondamentale per il ripristino funzionale dei componenti; reintegrazione strutturale del tessuto stesso.

[16] Neoangiogenesi: fisiologico processo di formazione di nuovi capillari in tessuti e organi in varie situazioni patologiche, fra cui quella oncologica.

[17] Per esempio nel muscolo cardiaco o nel circolo periferico.

[18] Per esempio in campo tumorale.

[19] Bilancia proteasica-antiproteasica, dove le cellule che producono le proteasi sono diverse da quelle che producono gli inibitori a esse relativi.

[20] Radicali liberi: Reactive Oxygen Species (ROS) o Reactive Oxygen Toxic Species (ROTS).

[21] Apoptòsi: morte programmata cellulare; termine usato da J.F. Kerr, A.H. Wyllie, A.R. Currie (1972) e derivante dal greco apóptosis, apó (ἀπό) «da» e ptòsis (πτῶσις) «caduta», che indica la caduta delle foglie e dei petali dei fiori.

[22] M. Izzo, 2001.

[23] F.G. Albergati, P.A. Bacci, 2004.

[24] Per combattere l’aumento dei radicali liberi è importante mantenere con una corretta alimentazione un Ph corporeo leggermente alcalino, vale a dire intorno a valori di 7,4.

[25] M. Worlitschek, 2002.

[26] Per esempio nei nodi di Ranvier.

[27] Per azione della colinesterasi.

[28] F.E. Bloom, 1988.

[29] C. Campisi, 1997.

[30] S.B. Curri, 1990.

[31] L’eccesso di zuccheri provoca uno stoccaggio di lipidi (lipogenesi) nel tessuto adiposo periferico.

[32] Gli estrogeni sono utilizzati ormai comunemente nell’industria alimentare e nel trattamento dei terreni.

[33] Per esempio con la terapia estroprogestinica, molto diffusa in particolare fra le giovani donne.

[34] J.M. Fain e R.E. Sheperd, 1979.

[35] P.A. Bacci, 1997.

[36] IDH.

[37] S.J. Gilbert e P.R. Wotton, 1997.

[38] K.H.G. Ikesen e T. Erdogru, 2002.

[39] J.J. Furth, 2001.

[40] L.P. Boulet, 1999.

[41] A. Pischinger, 1996.