Daniele Ugolini   –  Sindrome Fibromialgica

Una revisione sulla Fibromialgia.

VISIONE CLASSICA:
Tante parole sono state versate sulla Fibromialgia, con argomenti a volte contradittori, a volte sconcertanti. Facciamo una rapida carrellata della visione classica in proposito:

  • La Fibromialgia è una malattia caratterizzata da dolori muscolari diffusi, non correlati a disfunzioni articolari, delle ossa o dei tessuti connettivi e accompagnata frequentemente a disturbi del sonno
  • La Fibromialgia è considerata come una combinazione di handicap fisico, psicologico e sociale
  • Una caratteristica della Fibromialgia è l’allodinia, ovvero la reazione dolorosa a stimoli che normalmente sono sotto soglia (vale a dire che di norma non dovrebbero generare sensazioni dolorose)
  • L’ipersensibilità generalizzata associata alla Fibromialgia può in parte essere sostenuta da fonti periferiche nocicettive
  • Non è stata riscontrata alcuna prova definitiva della patologia muscolare, tuttavia vi sono alcuni risultati che evidenziano nella Fibromialgia la presenza di una disfunzione del tessuto connettivo intramuscolare o della fascia
  • E poi, per quanto paradossale, si può arrivare a definire la Fibromialgia quando non esiste altra condizione clinica apparente: questa definizione è reperibile su Internet e fa ben capire quanto ancora la problematica sia vista in modo confuso e superficiale.

    CERCHIAMO DI FARE UN PO’ DI CHIAREZZA:
    In realtà, la Fibromialgia NON È UNA MALATTIA, bensì una SINDROME, ossia un complesso di sintomi (obiettivi e soggettivi), il cui verificarsi contemporaneo o associato orienta la diagnosi, ma a tutt’oggi non presenta un’unità di visione sulle possibili cause (eziogenesi) e sulle modalità di manifestazione (patogenesi), ogni singolo caso va interpretato come un mondo a parte e, proprio per questo, va affrontato individualmente e non con trattamenti standardizzati.
    Nella Sindrome Fibromialgica troviamo alcuni aspetti interessanti su cui riflettere:

  • Un quadro di ipersensibilizzazione centrale (relativa al modo che ha il Sistema Nervoso Centrale di rispondere agli stimoli), con aumento di sostanza P e di Amminoacidi Eccitatori.
    La sostanza P è un neurotrasmettitore infiammatorio encefalo-intestinale (presente sia nel cervello, sia nell’intestino), che in specifico, a livello di Sistema Nervoso Centrale, modula la reattività di strutture limbiche quali ippocampo (sede delle memorie cronologiche) e amigdala (sede delle memorie emozionali): la sostanza P è rilasciata dalle fibre periferiche C di piccolo diametro termiche e dolorifiche e dalle fibre postgangliari del sistema nervoso autonomo; inoltre, è presente nelle fibre sensitive del midollo spinale.
    Tra gli Aminoacidi Eccitatori ricordiamo in particolare il Glutammato, in grado di attivare sui neuroni post-sinaptici, oltre ai recettori specifici, i canali ionotropici voltaggio-dipendenti sensibili a Ca++ e (soprattutto) Cl-, tanto da alterarne la risposta nel senso di una iper- o ipo-sensibilità, a seconda della funzione svolta dai vari distretti (modulazione anomala della reattività agli stimoli).
    Il fatto che un quadro simile di alterazione dei neurotrasmettitori (in particolare della sostanza P) sia presente anche nella Depressione (un disturbo del tono dell’umore) e che, come nella Depressione, anche nella Sindrome Fibromialgica la sintomatologia risenta positivamente del trattamento antidepressivo a base di inibitori serotoninergici della ricaptazione della noradrenalina (precursore dell’adrenalina), ha portato sovente ad associare in un’unica tematica le due problematiche, che invece, per quanto simili in
    alcuni aspetti, rimangono profondamente dissimili per tante altre componenti e soprattutto per percorso ezio-patologico.
  • Una alterazione della qualità del sonno, legata principalmente all’attività del Locus Coeruleus durante la fase REM. Il Locus coeruleus, infatti, è un pacemaker diurno, caratterizzato da una frequenza autonoma di scarica di 2-3 Hz durante la veglia e di 0 Hz durante il sonno profondo (NASA, Neurolab 1998). Una sua attivazione durante la fase REM non permette il normale ristoro neuromuscolare, disturbando la qualità del sonno e mantenendo un tono muscolare non rilassato: questo può avvenire, fra l’altro, per stimolazione parodontale (serramento dentale notturno), che stimola la produzione di noradrenalina; di conseguenza ne deriverà anche un aumento della sostanza P (di cui la noradrenalina è precursore) e degli Amminoacidi Eccitatori. Come a dire che nella Sindrome Fibromialgica il Locus Coeruleus funziona come un interruttore che non si spegne mai.
  • Una Miniature Compartment Syndrome (sindrome del comparto endoneuronale) di tipo non specifico: noxae di varia natura possono alterare l’equilibrio endoneurale (il microcosmo che circonda il percorso dei nervi), iper-stimolando la reazione mastocitaria e portando a un processo infiammatorio neuroimmunogenico ad andamento tendenzialmente cronico; si produce così un edema, con conseguente aumento di pressione distrettuale e alterazione del flusso capillare all’interno del comparto endoneurale. Tutto questo può essere amplificato da un’altra concomitante reazione mastocitaria: i mastociti, infatti, nei processi infiammatori rilasciano in maniera incontrollata anche il fattore di crescita del nervo (Nerve Growth Factor); tutto questo tenderà a produrre una sintomatologia caratterizzata da torpore, disestesie e parestesie localizzate e/o diffuse (percezione di ‘sensazioni’ anomale) e dolore, sia neurogenico, sia neuropatico.
  • Uno stato infiammatorio fasciale, il più delle volte ad andamento generale, dovuto all’abbassamento della soglia di attivazione dei nocicettori interstiziali di tipo IV. Alcuni vedono questo fattore come causa della sensibilizzazione centrale della Sindrome Fibromialgica: la fascia, infatti, è riccamente innervata e i fibroblasti secernono citochine pro-infiammatorie (in specie Interleuchina 6, o IL-6) in risposta allo stress strutturale. Recenti studi bioptici, con tecniche di colorazione immuno-istochimiche, hanno evidenziato, nei pazienti affetti da Sindrome Fibromialgica, l’aumento dei livelli di collagene e dei mediatori infiammatori nel tessuto connettivo che circonda le cellule muscolari. L’infiammazione della fascia è simile a quella descritta in altre patologie da stress strutturale, come la fascite plantare e l’epicondilite (che, ricordiamo, sono presenti in situazioni di sollecitazione anomala meccanica e/o posturale) e può essere meglio descritta come un tentativo disfunzionale di riparazione (risposta alla sollecitazione anomala: i tessuti si addensano per far fronte all’aumentata richiesta). Questo aspetto, per i meccanismi prima descritti, può essere insito nella genesi dell’aumento di eccitabilità dei neuroni del corno dorsale del midollo spinale (con conseguente aumento di produzione di sostanza P). Interventi mirati al miglioramento della situazione fasciale, di conseguenza, si mostrano efficaci nel ridurre la sintomatologia della Sindrome Fibromialgica (disattivando in modo sostanziale la produzione di proteina P dalle strutture perimidollari) e molti lavori indicizzati lo sottolineano.
    Espandendo il concetto: sono stati pubblicati studi che mostrano i risultati positivi, sulla riduzione della sintomatologia della Sindrome Fibromialgica, indotti da trattamenti che vanno ad agire sulle strutture miofasciali, come ad esempio il Pilates e l’Osteopatia Fasciale. L’elenco è senz’altro parziale, è notorio il beneficio indotto dall’esercizio fisico correttamente impostato: l’attività muscolare, infatti, stimola la produzione di endorfine (oppioidi endogeni), che
    vanno a rimodulare la funzione della sostanza P delle fibre C di piccolo diametro (dolorifiche e termiche), delle fibre postgangliari autonome, delle fibre sensitive del midollo spinale, della neurocorteccia e dell’ippocampo. Oltre a questo, l’attività muscolare, che per sua caratteristica non può non coinvolgere la fascia, induce direttamente una riduzione della produzione delle citochine pro-infiammatorie fasciali, con conseguente diminuzione dell’eccitabilità dei neuroni del corno dorsale del midollo spinale (de-sensibilizzazione centrale).
    È opportuno ricordare che la fascia è al servizio della funzione muscolare: se “le catene muscolari rappresentano circuiti in continuità di direzione e di piano attraverso i quali si propagano le forze organizzatrici del corpo” (Busquet), l’intelaiatura che sostiene l’attività muscolare, la trasmette e fornisce il necessario contrappoggio è rappresentata dalla fascia. “Ogni struttura connettiva di origine mesodermica (aponeurosi, guaine, tendini, legamenti, capsule, periostio, pleura, peritoneo…) fa parte, sul piano funzionale, di un’unica fascia. Questa forma l’involucro superficiale del corpo e, attraverso le sue ramificazioni, penetra nella profondità delle strutture fino al rivestimento cellulare. […] Il muscolo è solo una ‘manovra’ al servizio dell’organizzazione generale, cioè al servizio delle fasce.” (F. Moro)
    La fascia, infatti, è un’entità funzionale, un insieme membranoso molto esteso in cui tutto è legato, tutto è in continuità: la minima tensione (che sia attiva o passiva) di un singolo segmento si ripercuote su tutto l’insieme, ogni richiesta non condivisa (come per esempio i punti di arresto della dinamica fasciale) genera una tensione dolorosa che scatena, per vie riflesse, alcune (o più) attivazioni muscolari, nel tentativo di cercare di ridurre la tensione della fascia stessa (il meccanismo tenta, così, di ridurre il dolore).
    Per sua condizione strutturale, la fascia risponde alle sollecitazioni con meccanismi diversificati, adeguandosi all’informazione e alla funzione: a forze lente e prolungate fa seguito la disposizione in serie delle fibre di collagene e l’allungamento dell’entità; a forze intense e ripetute le fibre di collagene rispondono disponendosi in parallelo (densificazione); a forze applicate in modo permanente la fascia risponde col proprio raccorciamento (con conseguente fissazione di tipo cronico della problematica in essere).
  • Una alterazione del profilo somato-sensoriale, che coinvolge sia l’organizzazione visuo-vestibolare (alterazione dello schema corporeo, con anomala percezione della tridimensionalità spaziale soggettiva nella tridimensionalità spaziale del mondo), sia la percezione tattile-propriocettiva (quadro allodinico, anomala sensazione dolorosa di stimoli che usualmente non sono in grado di evocare dolore: ipersensibilizzazione centrale dei neuroni deputati alla registrazione degli eventi tattili, termici e dolorifici). Studi indicizzati hanno evidenziato come tale alterazione somato-sensoriale sia una presenza costante nella Sindrome Fibromialgica: avendo come prodotto un’anomala percezione del sé corporeo nella relazione con se stessi e con gli altri, influisce profondamente sulle capacità e sull’autostima personali, limitando fortemente la qualità di vita.

    CONCLUSIONI:
    Considerato tutto quanto sopra esposto, si può affermare che un trattamento che prenda in considerazione tutti gli aspetti caratterizzanti la Sindrome Fibromialgica (visione
    olistica), può fornire maggiori risultati rispetto al solo intervento farmacologico, per quanto quest’ultimo possa rivelarsi utile e necessario.
    Il trattamento di correzione posturale, infatti, permette di intervenire sull’alterazione del profilo somato-sensoriale e sull’equilibrio fasciale, favorendo al contempo, come positivo effetto collaterale, una riduzione di proteina P, Aminoacidi Eccitatori e citochine infiammatorie, anche attraverso la stimolazione della produzione di oppioidi endogeni, primo fra tutti la dopamina (antagonista della noradrenalina e fautore del rapporto rilassamento-fluidificazione dell’attività muscolare): tutto questo interferisce positivamente con il quadro di ipersensibilizzazione centrale e anche con le problematiche legate alla qualità del sonno.
    La produzione di dopamina (neurotrasmettitore del benessere, dell’appagamento, del rilassamento) blocca la relativa produzione di noradrenalina (neurotrasmettitore dell’attenzione, dell’allarme, della reazione muscolare di attacco o difesa), così da spegnere il Locus Coeruleus durante la fase REM del sonno (con miglioramento qualitativo di quest’ultimo). Inoltre, il trattamento posturale offre il suo contributo per la riduzione del serramento dentale notturno (attivatore del circuito noradrenergico), che sappiamo essere in relazione con lo stress sia fisico, sia emozionale ed essere, inoltre, un potenziale fattore di riaccensione del Locus Coeruleus durante la fase REM del sonno.
    Tornando ancora una volta al concetto di ipersensibizzazione centrale, un importante contributo al trattamento può essere fornito dall’Auricoloterapia (ovverosia dall’utilizzo del padiglione auricolare a scopo terapeutico), in quanto capace di stimolare le strutture nervose centrali all’autoriparazione (cancellazione delle memorie storiche e scrittura del nuovo arrangement).
    Scoperta da Paul Nogier nel 1951, l’Auricoloterapia è stata riconosciuta dall’OMS a Lione già nel 1990. Sul padiglione auricolare vi è una rappresentazione somatotopica a rovesciamento somatico: la mappatura dei punti è stata confermata con la Risonanza Magnetica Funzionale Cerebrale. Il risultato dell’Auricoloterapia è comprensibile se si prendono in considerazione:

  • La ricchezza di connessioni nervose dell’orecchio (soprattutto con la formazione reticolare) e di innervazione (rami del plesso cervicale, nervi cranici V, X e, in misura minore, III, VII, IX)
  • L’importante vascolarizzazione di padiglione, conca e lobo dell’orecchio
  • L’embriologia: proprio per lo sviluppo embriologico, il lobo corrisponde agli organi di origine ectodermica; il padiglione agli organi di origine mesodermica; la conca agli organi di origine endodermica
  • La bioenergetica.
    Per tutti questi aspetti, l’Auricoloterapia ha mostrato di avere un effetto specifico sull’organo (o funzione) bersaglio e un importante effetto aspecifico a livello neurovegetativo e neuroendocrino generali (riduzione del circuito noradrenergico e aumento di endorfine come la dopamina).
    Anche l’agopuntura ha dato risultati in tal senso e per questo meriterebbe di essere presa in considerazione.

    Daniele Ugolini
    Terapista della Riabilitazione
    Fisioterapia Posturale
    Correzione Posturale Neuroindotta®
    MRP Scanning®

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